Emiliano Zapata nasce ad Anenecuilco nello stato di Morelos, in Messico, l'8 agosto del 1879 anarchico, combattente e politico
è passato alla storia per essere stato tra i principali leader della Rivoluzione Messicana.
Nasce e cresce è una di quelle zone più pesantemente dominate dalla prepotenza dei grandi proprietari terrieri messicani, forti di tutti i privilegi economici e quasi incontrastati grazie al dittatore Porfirio Diaz ( Presidente del Messico per due mandati, dal 29 novembre 1876 al 20 novembre 1880 e dal 1º dicembre 1884 al 25 maggio 1911 )
Il futuro rivoluzionario nasce in una comunità indigena, molto povera e attaccata alla propria terra e alla cultura.
Penultimo di una famiglia di dieci figli, all'età di sedici anni resta orfano e deve abbandonare gli studi, cominciando a lavorare nelle campagne come contadino. Sin dalla giovane età parla sia spagnolo che nahuatl, l'antico linguaggio indigeno messicano, ed è dotato di grande intelligenza. I due maestri Pablo Torres Burgos e Otilio Montano, nonostante il suo abbandono scolastico, si prendono cura della sua formazione, mettendogli a disposizione la loro biblioteca privata.
Zapata studia le carte dei contadini del suo paese e comincia a farsi portavoce delle loro rivendicazioni terriere. L'esordio politico arriva nel 1909 quando, viene eletto sindaco di Anenecuilco. Immediatamente Zapata appoggia il candidato dell'opposizione, Patricio Leyva, che corre per la carica di governatore. Ma questi esce sconfitto contro il candidato Pablo Escandon , l'accadimento provoca diverse rappresaglie nella cittadina natale del sindaco, cui seguono nuove appropriazioni da parte dello Stato delle terre dei poveri contadini.
Nel 1910 , Zapata e i suoi cominciano a occupare e a distribuire terre con la forza. I focolai armati cominciano a sorgere un po' ovunque e il 20 novembre del 1910, un gruppo di "liberali democratici" guidato da Francisco Madero ( è stato un politico messicano. È considerato un paladino della democrazia messicana e propugnatore di profonde riforme sociali. È stato Presidente del Messico dal 6 novembre 1911 al 18 febbraio 1913.
che si unisce a Zapata per resistere contro la dittatura di Diaz, intraprendendo una lotta armata e promettendo, in caso di vittoria, la restituzione e distribuzione delle terre sottratte.
Poco dopo, il maestro Torres Burgos viene assassinato dai federales, fedeli a Diaz, e Zapata
diventa il "leader" riconosciuto dei contadini, ponendosi alla guida della rivoluzione nel Messico meridionale. Durante le guerre viene issata la bandiera nera dell'anarchia per la prima volta, compare la scritta, " Tierra y Libertad " diventata poi famosa.Nel 1911 Zapata ottiene la rinuncia delle pretese territoriali da parte del dittatore Diaz. Tuttavia la rivoluzione è solo all'inizio e Zapata non riesce ad accordarsi nemmeno con l'oppositore del regime, Madero, con il quale rompe ogni rapporto a causa della sua indifferenza nei confronti dei contadini e delle loro sorti.
Nell'ottobre del 1911,Emiliano Zapata lancia il cosiddetto "Piano di Ayala", che sancisce l'inizio di una vera e propria guerriglia prolungata, "contro tutto e contro tutti", come scriverà proprio Zapata in alcune sue lettere.
Le unità mobili del suo esercito, denominato "Libertador del Sur"
, fatte di circa duecento o trecento uomini, colpiscono i distaccamenti militari all'improvviso, per poi darsi alla fuga, disperdendo le loro tracce. Nel Nord intanto l'altro guerrigliero Pancho Villa
riporta diverse vittorie e sul finire del 1913 il regime di Diaz traballa seriamente.
, fatte di circa duecento o trecento uomini, colpiscono i distaccamenti militari all'improvviso, per poi darsi alla fuga, disperdendo le loro tracce. Nel Nord intanto l'altro guerrigliero Pancho Villa
Nell'autunno del 1914, ad Aguascalientes, le principali correnti rivoluzionarie messicane danno vita ad una Convenzione, ma non trovano un accorto definitivo. Venustiano Carranza, che difende gli interessi della borghesia agraria del Nord, si distacca dal movimento, non accettando il responso della Convenzione, nel quale veniva indicato un presidente provvisorio e alcune misure per la destituzione definitiva del dittatore Diaz.
Tuttavia la guerriglia di conquista continua e nel dicembre dello stesso anno, Emiliano Zapata e Pancho Villa entrano trionfali a Città del Messico
issando i vessilli della Madonna della Guadalupe, patrona degli indigeni.
issando i vessilli della Madonna della Guadalupe, patrona degli indigeni.
A questo punto, nonostante da più voci lo si invochi come Presidente, il rivoluzionario del Morelos rifiuta la poltrona e fa ritorno nel suo territorio, dopo aver vinto la guerra civile. L'unica cosa che conta per lui sono le terre e la loro restituzione definitiva.
Il 1915, nello stato di Zapata, è noto per essere l'anno del "Comune di Morelos". È un tentativo di democrazia diretta, dal basso, che vede gli zapatisti, molti provenienti dalla capitale e capeggiati da intellettuali, dare vita ad un'opera di redistribuzione non solo fondiaria, ma riguardante anche il potere decisionale, affidando al "pueblo" indigeno gli strumenti per amministrarlo.
Al Nord però le cose non vanno come al Sud, e nella regione del Pancho Villa, capovolgendo così la situazione iniziale. È l'inizio della fine della Rivoluzione zapatista, che dopo qualche anno si porta via anche il suo principale ispiratore.
Il 10 aprile del 1919, Emiliano Zapata, tradito da un compagno, cade vittima di un'imboscata e viene assassinato nei dintorni dell'hacienda di Chinameca. Muore nemmeno quarantenne e il suo mandante è il vecchio nemico Venustiano Carranza.
Dopo la sua morte, e per anni, non sono pochi coloro i quali hanno sostenuto che "El Caudillo del Sur" (caudillo significa leader), com'è il suo soprannome, in realtà non sia morto, seppure non ci siano prove che confermino questa teoria
È di sicuro sua la nota frase "preferisco morire in piedi, piuttosto che vivere in ginocchio".
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